AMOS DELTA FUTURISTA : faccia a faccia con la “nuova” regina.

Era fine Agosto quando per la prima volta buttavo giù due righe sulla Amos Delta Futurista che tanto mi aveva affascinato ed incuriosito. Ora come allora sono pervaso da una sensazione di orgoglio e spirito d’appartenenza ogni volta che ne sento parlare o che ne vedo fotografia.Qualcosa di unico, come se la storia andasse per strada a braccetto con l’estro e la genialità di chi di auto ne capisce parecchio non solo meccanicamente ma anche spiritualmente. E questo intenditore porta il nome di Eugenio Amos , padre insieme al suo team, della Futurista.

Ma andiamo per gradi, perché ormai qui su The House Of Cars della Futurista abbiamo scritto di tutto e quindi sarebbe inutile ora fare un ripasso piuttosto che raccontarvi le ultime dal campo, o meglio, dalla pista, e che pista!! Era un mercoledì pomeriggio come tanti quello del 3 Ottobre, fatto di studio e divano senza troppe idee per la testa. Le 15.30 però mi portano in dono un buon caffè e il classico tour da Instagram prima di rimettermi sui libri. Ma quel pomeriggio ignoravo che sui libri non ci sarei mai tornato. Tra le tante banalità il social mi mostra una stories di Amos che immortala la Futurista in pista.

La curiosità di vederla in azione lascia presto il posto all’entusiasmo: “ Io quella pista la conosco !!” Un flusso di sensazioni e di ricordi mi pervade, quella pista che conosco così bene è l’autodromo di Castelletto di Branduzzo a pochi chilometri da casa mia. Non posso perdere questa occasione, devo andare li, subito! Preparo quelle poche cose che possono servire, la fedele fotocamera è la prima, il casco la seconda perchè raggiungere Castelletto in auto a quest’ora è un’impresa impossibile . In pochi minuti sono pronto, il bicilindrico della mia Supersport anche, innesto la prima e parto con la mente che viaggia con netto anticipo e immagina tutto ciò che potrebbe aspettarmi, anche il nulla, considerando che potrebbe essere un video di repertorio, ma spero proprio che vada diversamente.

La strada fino a Castelletto è un susseguirsi di incroci e rotatorie popolate da file interminabili di auto che nella mia fantasia sono tutti potenziali curiosi che si dirigono alla pista. Il casco protegge la mia testa da avvenimenti esterni, ma nulla può contro il rumore prodotto dai miei frenetici pensieri. Finalmente l’attesa è quasi finita. Imbocco il vialetto che porta al paddock e come un’apparizione la vedo pronta a dire la sua vestita del suo splendido Onyx HD verde Brinzio. Al suo fianco riconosco immediatamente Eugenio Amos che con il suo team apporta le ultime modifiche prima della prova.

Mi avvicino con il rispetto tipico di chi ha la consapevolezza di aver di fronte una futura leggenda, scambio due parole con chi ha reso tutto questo possibile ma il momento seppur intenso viene interrotto dal tipico latrato di un 4 cilindri italiano con un carattere rissoso che solo dal vivo può esser colto in ogni dettaglio sonoro e non. Così la Futurista scende in pista e la rima non è solo grammaticale ma anche fisica perché nel suo habitat la regina danza con la maestria che contraddistingue le creazioni di sangue blu. I dettagli in fibra di carbonio sembrano indirizzare l’imponente musone verso la curva successiva seguendo linee immaginarie che profumano di minuziosa precisione e di trazione anche dove non ci aspetteremmo di trovarla.

Il posteriore segue con una fedeltà degna del miglior amico dell’uomo che trasmette anche dall’esterno un senso di sicurezza e stabilità fuori dal comune. A questo punto potreste pensare che in tutta questa precisione venga meno il divertimento. Niente di più sbagliato; la Futurista risponde con cattiveria ogni volta che Eugenio la provoca e si esibisce in staccate al limite ed uscite di curva a gas spalancato. Ed è qui che l’orecchio gode nel sentire il canto di 330 cavalli italiani che beneficiando di una cura ringiovanente non temono neanche la concorrenza più agguerrita. Ma per la futurista è il momento di riposare, un po’ mi dispiace ma allo stesso tempo avrò finalmente l’occasione di vederla da vicino.

Mentre la osservo da vicino mi rendo conto di quanto sia esclusiva e particolare, le sensazioni sono tante, gli odori ancor di più. Profuma di benzina, gomma bruciata e interni anni 80. L’alcantara fa da padrona laddove la mano sapiente dei tecnici Amos ha ridisegnato alcune componenti della plancia e della strumentazione. La sbalorditiva sequenza d’accensione è una delle prime cose che suscita interesse, ma tutto ha lo splendido sapore di old style e di eterna classica. Sulla calandra anteriore e sulla strumentazione spicca il logo Amos che ricorda ai più distratti di trovarsi su una vettura unica e per i più inarrivabile. La mia giornata sta per concludersi, con essa anche le speranze di rivedere la Futurista. Eh già perché questo avvenimento più unico che raro non sarà facilmente ripetibile. Ma prima di salutare lei e voi vorrei aggiungere qualche parola. Come ho detto all’inizio questa Delta estremamente particolare ed innovativa ha un padre: Eugenio Amos. Ho avuto modo di scambiare con lui qualche parola appena finito il turno in pista e nonostante fosse li per lavorare ha trovato del tempo da dedicare a me nelle vesti di semplice appassionato e piccolo blogger.

Mi ha sorpreso la sua gentilezza, le sua disponibilità e il suo sguardo. Lo sguardo di chi crede davvero in ciò che fa, la determinazione di chi ha raggiunto una tappa di un percorso del quale non ha prefissato una fine, per sua e per nostra fortuna. Mi ha trattato come un amico e mi ha presentato la sua creatura con la fierezza di chi seppur umile ha ben chiaro che regalo ha fatto al mondo dei motori. Quindi Eugenio, grazie di tutto, sperando che con te e la Futurista sia solo un arrivederci e non un triste addio. Ma nel frattempo ….. #MakeLanciaGreatAgain

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