Lancia Stratosferica: la 4C che da grande vuole fare la Stratos

Stratosferica: non si può iniziare diversamente con un nome così. Prendete una 4C, consegnatela ai tecnici di Boldrin Auto e loro la vestiranno come una Lancia Stratos Gruppo 4. Eh già, avete capito bene, dopo Amos con la sua Delta Futurista, ecco che ritorna un’altra regina dei rally tutta made in Italy. Inutile che stia qui a raccontarvi la storia della Stratos originale, vi basti sapere che il “Drago”, Sandro Munari, ha spinto al massimo il suo 6 cilindri di origine Ferrari regalando alla Lancia numerosi successi; agilità e potenza erano i suoi punti forti: circa 270 cv per meno di 1.000 kg sono numeri pazzeschi anche ai giorni nostri.La “vecchia”, o l’eterna giovane, Lancia Stratos con la sua linea disegnata da Gandini per Bertone resta indimenticabile, lo sponsor Alitalia ha fatto il resto fissando la sua silhoulette nella mente di ogni appassionato. E parlando di linea non si può non parlare della sua prestanome moderna, l’Alfa Romeo 4C. Non lo nego, è una delle mie auto preferite; una piccola coupé tutto pepe, che bada solo alle prestazioni senza lasciare spazio alle inutilità tecnologiche. Non è esente da difetti, ma rimane fantastica anche dopo qualche anno e Luca spera di averla presto in prova (dopo averci fatto un breve giro di pista a Vairano).I tecnici di Boldrin auto hanno quindi pensato di  far diventare l’Alfa 4C una Stratos, aggiungendo alla sua carrozzeria ciò che mancava per renderla una Stratos; hanno rinunciato alle sue linee morbide in favore delle ben più spigolose della Lancia. Il posteriore si fa più robusto, mantiene immutati i fari della 4C, ma aggiunge un kit aerodinamico degno della rallista più accanita, dove a stupire è l’enorme spoiler. Proseguendo verso l’anteriore non passano di certo inosservati gli splendidi cerchi a stella con le tipiche 5 razze dipinte di giallo. Ma la vera sorpresa sta nel frontale, tutti quelli che conoscono la Stratos riconoscono immediatamente i 2 fari a scomparsa, che accompagnano sul muso le 4 lampade dell’illuminazione supplementare.La nuova Stratosferica su base 4C, che ha due prese d’aria che circondano lo scudetto, ha visto queste ultime rimpiazzate da una presa d’aria centrale e squadrata che termina in uno splendido splitter anteriore in fibra di carbonio. La livrea Alitalia poi, rimanda ai gloriosi tempi in cui Lancia dominava nelle competizioni (e Alitalia nei cieli), tempi che nostro malgrado non fanno più parte di questa nuova realtà automobilistica che vede in commercio solo la Ypsilon. Ogni esemplare di Stratosferica è completamente personalizzabile, assetto, dettagli, colori; tutto è a discrezione del cliente, e ogni vettura potrebbe essere più o meno performante delle altre in relazione alla taratura dell’assetto che ne cambia il comportamento. Gli interni della Stratosferica sono minimal e rimangono fedeli allo spirito di Stratos e 4C, sedili a guscio rossi con cuciture a rombi, fibra di carbonio ovunque e la possibilità di avere cinture a 5 punti completano questo pacchetto estremamente sportivo. Boldrin Auto non mette freno alle eventuali personalizzazioni ,quindi i clienti potranno sbizzarrirsi, consapevoli del fatto che della Stratosferica ci saranno ben 3 versioni: Rally, Stradale e Pista. Sotto il cofano al momento le cose non dovrebbero essere cambiate: fa da padrone il 1750cc da 245 cv che copre lo 0-100km/h in soli 4,5 e si avvicina a 270 km/h di velocità massima. Quanto costa la Stratosferica? Il tutto ha naturalmente un costo che parte da 20 mila euro, ai quali vanno aggiunti i circa 66 mila della 4C, che in definitiva non sono una cifra folle per avere una vettura così particolare e degna di essere esposta in un museo. Noi di THOC – The House Of Cars, abbiamo accolto con grande entusiasmo la rinascita di questa mitica Stratos tutta italiana, e non rimaniamo indifferenti al suo fascino. Personalmente credo che non sarebbe stata male una versione ancora più estrema e particolare, ma per quello c’è già la Stratos su base Ferrari finanziata da Stoschek e disegnata da Pininfarina, ma questa è un’altra storia….

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