Le emozioni della Delta Futurista

Sono stato al Gran Basel a vedere dal vivo la Delta Futurista perché se dico Delta Integrale, sono abbastanza certo del fatto che, tra sospiri e sorrisi, qualche emozione traspaia dalla mimica del mio interlocutore, di qualsiasi generazione esso sia.

Se poi nel 2018 Eugenio Amos tira fuori dal cilindro una versione aggiornata della Integrale 16V del 1989, le emozioni si fanno forti e definite, come le linee tese e muscolose di questa meravigliosa opera d’arte per pochi.

Il Gran Basel non è un salone stricto sensu. È la casa delle “auto eccezionali”, come recita il sottotitolo del sito ufficiale. Una vetrina di opere d’arte del mondo automotive in mostra nella bella Basilea dal sei al nove settembre appena passati, tutte da scoprire e da sognare.

La prima sensazione è che Automobili Amos abbia colto il punto. La delta integrale è un sogno per tutti, una macchina perfetta e meravigliosa nelle sue linee da guerriera che non poteva essere stravolta più di tanto.

mantenendone i tratti distintivi, Amos ne ha ricreato a mano tetto e fianchi dalle linee più tese, interamente in alluminio, eliminando le porte posteriori dando all’auto un aspetto ancora più aggressivo. Ad impreziosire le incredibili fattezze sono stati messi cofano (o “cofango” come lo definiscono in casa perché integrante i parafanghi anteriori), copertura motore, paraurti e spoiler posteriore in fibra di carbonio.

Il duemila turbobenzina invece può fregiarsi di un sistema di aspirazione moderno, un intercooler maggiorato ed un nuovo scarico che insieme portano i 210 cavalli originali a 330. Altri gioielli meccanici come trasmissione rinforzati, differenziale posteriore e tunnel della trasmissione in fibra di carbonio costituiscono un equilibrio sopraffino che si traduce in una macchina “leggera” 1250kg, pensata per essere sovrasterzante.

Gli interni sono uno tsunami di qualità ed eleganza, con volante e sedili Recaro in Alcantara marrone, cielo in Alcantara antracite, strumentazione ridisegnata e devioluci integrati nelle razze del volante come da tradizione modenese.

Geniale il tasto “lèvati” per fare gli abbaglianti e chiedere strada al traffico lento davanti a voi. A patto che esista davvero qualcuno che vedendo arrivare un tale capolavoro Verde Brinzio (colore spettacolare) nello specchietto retrovisore, con i classici quattro fari tondi diventati a LED, non si sposti per vederlo passare e sentirlo cantare, sognandolo come quelli della mia generazione facevano nelle sale giochi o sui tavoli dei bar all’ombra di un ombrellone della Sammontana nei favolosi anni ’90.

 

Luca Santarelli

Ph: Andrea Klainguti

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