DTM: il ritorno dei lupi travestiti da pecore

Deutsche Tourenwagen Masters, DTM. Bastano poche parole per evocare nella mente di appassionati di Motorsport, e non, ricordi indimenticabili. Il Campionato Tedesco Turismo, DTM, è da sempre la competizione più pura e intrigante per chi ha la benzina che scorre nelle vene. Non fraintendetemi, non sto dicendo che la F1 sia meno accattivante, anche se ha perso parecchio smalto, complice la concorrenza della Formula E, ma volete mettere il fascino di vedere sportellate tra auto che potenzialmente potete incontrare al semaforo, senza adesivi e vistosi spoiler? Impagabile.
Se vi state chiedendo il perché di questo titolo sappiate che non è casuale. Nei primi anni ’80 i tedeschi per primi iniziarono la sperimentazione di vetture turismo estremamente potenti. Quale banco di prova poteva fare al caso loro se non il Nurburgring? Fu così che i costruttori portarono le loro creature sulla Nordschleife nel bel mezzo della Foresta Nera. Ai giornalisti dell’epoca bastò poco per capire che quelle vetture apparentemente stradali erano in realtà qualcosa di ben più complesso. E impiegarono ancor meno tempo a paragonarle a dei lupi travestiti da pecore. Definizione che calzava a pennello considerando quanto sono famose le leggende folkloristiche tedesche legate proprio alla presenza di numerosi lupi nella temibile foresta che circonda il Ring.Il DTM nasce nel 1984 quando le piste europee si riempirono di vetture Gruppo A dei marchi più blasonati; Bmw, Mercedes, Audi, Opel, Ford e soprattutto Alfa Romeo. Tutte le partecipanti meritano un posto nella nostra storia per il bagaglio sportivo che hanno lasciato a chi le ha succedute. Rimangono indimenticabili la BMW 635CSi di Strycek, la Volvo 240 Turbo di Stureson e le Audi V8 di Biela e Stuck. Dal 1993 il regolamento ha imposto dei sostanziali cambiamenti. Più elettronica, motori da 2500cc, carrozzerie in fibra di carbonio e telaio tubolare.È in questo momento che il DTM accresce la sua fama. Se fuori dalla pista i fan si schierano con i loro beniamini, tra i cordoli nuove protagoniste si fanno spazio, a scapito di altre, come Audi e BMW che rinunciano alla competizione. Entrano in gioco la mitologica Alfa Romeo 155 v6 TI guidata da Larini e Nannini, la Mercedes Classe C di Ludwig e Schneider, e l’Opel Calibra di Reuter. Nel 1995 DTM e ITCS (International Touring Car Series) si uniscono, condividendo i tracciati, ma non le classifiche. Il DTM ne ha beneficiato in termini di pubblicità, e nel 1996 si sono fusi nell’ITCC. La fusione ha penalizzato gli spettatori costretti a pagare prezzi più elevati e a mantenersi a debita distanza dai paddock, meta preferita degli appassionati che rende interessante questo tipo di competizioni rispetto alla Formula 1 e alla sua aura di lifestyle, pass vip che costano cifre folli ecc…Alfa Romeo e Opel abbandonarono il DTM, ritenuto, a ragion veduta, troppo dispendioso. Rimase solo la Mercedes, e la competizione venne cancellata dopo una sola edizione. Dal 2000 in poi il DTM ritornerà in vesti simili a quelle del 1995 (proprio per evitare il disastro degli anni successivi) e vedrà come protagoniste molte auto tedesche. In particolare sono entrate nel mito la CLK di Schneider, la TT di Aiello, la A4 di Ekestrom, la Classe C di Paul di Resta, la BMW M3 di Spengler e la RS5 di Rockenfeller. Cosa ha di nuovo reso così celebre il DTM? Beh, a mio avviso le storiche bagarre e il carattere dei piloti che domavano questi prototipi in abito quasi stradale.Inutile negarlo, da italiano, non posso non parlare della regina del DTM, la 155 v6 Ti. A dispetto del nome e delle apparenze, l’Alfa 155 era una sorta di Frankenstein, metà Alfa, metà Delta Integrale. L’enorme esperienza di Lancia nei rally venne iniettata nelle radici della 155, sotto forma di trazione integrale. A spingere il mostro Alfa Romeo ci pensava un V6 con potenza tra i 420 e i 500 cv capace di 12.000 giri, 0-100 in 2,5 secondi e quasi 300km/h di velocità massima. L’incredibile aderenza sul bagnato permise a Larini di vincere la prima gara a Zolder: un esordio magico e indimenticabile. Quell’anno la rossa italiana vinse 12 gare su 20 grazie ad uno straordinario Larini. Una stagione magica, i tedeschi erano esterrefatti, presi a schiaffi dagli italiani a casa loro, e non potevano accettarlo. Numerose furono le gare indimenticabili, ma di questo parleremo in un altra occasione. Il nuovo DTM è profondamente diverso da quello di 20 anni fa. Le auto sono cambiate, la mentalità dei piloti anche. Ciò si traduce in gare meno spericolate, ma non per questo meno affascinanti. I bolidi hanno “solo” 2000cc sotto il cofano, ma compensano decisamente con i cavalli, arrivati a quota 610. Questo weekend si corre a Zolder, in Belgio, dopo 17 anni mentre il DTM tornerà anche in Italia.A guidare la classifica del DTM 2019 troviamo Marco Wittmann con la sua BMW, usciti vincitori dalla tempesta d’acqua di Hockenheim. All’inseguimento Frijns, su Audi, non alza di certo il piede e non è da escludere che ne vedremo delle belle. Questa è anche la stagione dei debuttanti, i cosiddetti rookie, che hanno dalla loro una gran voglia di mettersi in mostra. Il sudafricano Van der Linde ha ottenuto un ottimo sesto posto su BMW M4, e non sta a guardare neanche Jake Dennis, che sulla sua splendida Aston Martin Vantage ha sfiorato la decima posizione. A Zolder avrà una gran voglia di riscatto anche Pietro Fittipaldi, new entry del DTM e nipote del leggendario Emerson. La magra consolazione per noi italiani è la tappa di Misano (7,8,9 Giugno). E ci sarà sicuramente da divertirsi. Il giovane Fittipaldi (impegnato in F1) verrà sostituito da nientepopodimeno che Andrea Dovizioso. Il Dovi scenderà dalla sella della sua fiammante Ducati per calarsi nell’abitacolo della performante Audi RS5 DTM del team Audi Sport.Si preannuncia quindi una stagione molto competitiva ed emozionante. La mia personale speranza è quella che, nei prossimi anni, al parterre di autovetture tedesche, possa riunirsi una discendente diretta della 155, che porti il tricolore sul gradino più alto del podio. Follia o possibilità? Non sta a me dirlo, ma non sarebbe male vedere una Alfa Romeo di nuovo in lotta in un campionato nel quale ha sempre saputo dire la sua.

 

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