Salone di Ginevra: la regina del salone e gli occhi a mandorla

Di ritorno dal Salone Internazionale dell’auto di Ginevra è il momento di fare qualche riflessione.
Era la mia prima volta durante i giorni stampa e durante un lungo viaggio di ritorno in treno (i treni svizzeri non sono puntuali come gli orologi) mi sono chiesto se effettivamente ciò che ho visto e che potete vedere se andrete a visitarlo era effettivamente ciò che mi aspettavo.
Il salone di Ginevra per un appassionato di auto è un po’ come andare al Giubileo per un timorato di Dio e della misericordia. Si tiene ogni anno, a differenza di quelli di Francoforte e Parigi, che aprono i battenti ad anni alterni.
Dieselgate, inquinamento, guida autonoma è quello su cui più si è dibattuto nei mesi scorsi.
Si è visto tutto ciò a Ginevra? Secondo me no, e non è un male.
Passeggiando tra le Halle del salone, tanto per fare un altro paragone religioso, mi sentivo un po’ Mosè in mezzo al Mar Rosso, non perché abbia chissà quale comunicazione privilegiata con Dio, ma perché ho avvertito una gran divisione.
Da un lato le supercar, quelle per pochi, anzi pochissimi. Per quel percentile della popolazione mondiale che può comprarsi una Bugatti Chiron a 2.4 milioni di euro, o una Lamborghini Centenario in soli 40 esemplari a 1.75 milioni di euro o una Pagani Huayra BC. 
Fotografatissime, attirano folla, post e like ignoranti sui social. Ignoranti in senso buono perché sono opere d’arte, da sogno o son desto, da orgoglio italiano perché tante provengono dal bel paese. Auto da poster in camera da letto dei discendenti dei millenials.
Dall’altro, appunto, c’erano le vetture che, chi si mette in camera da letto il poster della Koenigsegg Agera RS, potrà (glielo auguro) permettersi. Quelle da grandi numeri, magari non prestazionali, ma di vendita.
La regina dello Show va cercata proprio tra queste.
Con un po’ di orgoglio patriottico va detto che quest’anno FCA era presente in pompa magna e molti giornalisti stranieri, ma anche manager della concorrenza, sono passati e si sono fermati ad ammirare le vetture esposte.
Prima tra tutte l’Alfa Romeo Giulia svelata finalmente, a quasi un anno di distanza, anche nei suoi allestimenti “normali”. Sicuramente è l’auto con più fascino e come tale si è fatta attendere come una donna quando va dal parrucchiere. Frontale inconfondibile e soprattutto interni che è stato possibile toccare con mano: posizione di guida infossata, volante verticale, tunnel centrale alto con una leva del cambio cortissima con pomello sferico e materiali, a prima vista, di ottima qualità.
C’era poi il Levante, “the Maserati of SUVs” come lo chiamano loro: non stupefacente, ma bello e con un prezzo a partire da 72.300 euro. 
Fiat ha presentato in Europa la 124 Spider e vi dirò, inaspettatamente mi è piaciuta, manopolone e design dei cerchi a parte. Per questo però ci ha pensato la versione Abarth: bicolore, con motore potenziato. Veramente tamarra. Peccato per il prezzo: la Abarth costerà 40.000 euro, tanti.
Chi si accontenta gode invece sarà rimasto sorpreso dal vedere la famiglia Tipo al completo. Della nuova berlina Fiat vi avevo raccontato qui. 
Presentata con un rap che dice “I’m not rich but I live like a billionaire”, l’idea di fondo è proprio quella. Non premium e nemmeno low cost. Le dotazioni ci sono, sono tecnologiche e il prezzo è concorrenziale. 
A Ginevra è stata svelata in versione 5 porte e wagon. Gran bagagliaio e sistema multimediale evoluto con uno schermo più grande e sospeso come vuole la moda del momento sulle auto di fascia alta. 
La famiglia Tipo, è quindi tradizionale, concreta e tutto quel che si vuole, ma i materiali interni sono da coreana anni ’90. Li chiamano robusti, io li chiamo cheap, ma chi non è interessato alle finiture ha indubbiamente trovato l’auto per sè: baule enorme già nella 5 porte. 
Per vedere tecnologia green pronta da guidare dobbiamo spostarci in Asia. Questa volta non, solo, in Giappone però. Kia-Hyundai, a Ginevra hanno presentato le loro novità in versioni ibride: Niro, un bel Suv dalla linea molto gradevole la prima, e Ioniq, una berlina la seconda. 
Non mancavano ovviamente Lexus, portabandiera del lusso ibrido e Toyota che accanto ai suoi due nuovi cavalli di battaglia verdi, la Mirai a idrogeno e la Prius ibrida (tanto interesse per entrambe), ha presentato il anteprima mondiale la C-HR.
Si tratta di un Suv, su base Prius. Ibrido. Dove sta la novità direte? Sta nelle linee. Finalmente qualcuno osa, e parecchio. Linee tese, passa ruota allargati, nervature ovunque. Un’auto che sembra in movimento anche da ferma. Juke, Captur e Mokka X, fossi in voi inizierei a preoccuparmi.
Ma veniamo alla regina del salone. Qual è? Secondo me è l’Audi Q2. Fresca, giovane, inaspettatamente originale. Inaugura per prima il segmento dei B-Suv premium con interni dalla qualità impeccabile (sono quelli dell’A3) con in più il virtual cockpit, di cui parlerò tra qualche giorno in una prova esclusiva. Venderà tantissimo e con una clientela trasversale: dal manager in carriera, alla madre milanese, al figlio ventenne.
Riassumendo: nulla di veramente stupefacente, pochi concept e tanta concretezza con modelli che vedremo presto sulle strade. Tanti Suv. Il mercato chiede, le case rispondono
Nota di colore (giallo): se andrete mai a un salone dell’auto, c’è una certezza: gli occhi a mandorla. Non quelli delle auto, ma degli asiatici presenti ai saloni come le aste dei selfie la scorsa estate in spiaggia. Passeranno la giornata a fotografare ogni minimo dettaglio delle auto. 
Ve li troverete nel 50% delle foto che scatterete. 

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