Guida autonoma, “Ok Google, Mostra la patente!”

Notizia di qualche giorno fa: l’NHTSA, l’agenzia governativa americana per la sicurezza dei trasporti, in una lettera a Google, precisa che verrà interpretato come conducente, nel caso della Google Car che guiderà da sola, il sistema di self-driving e non uno degli occupanti della vettura.
In pratica il soggetto, in questo caso oggetto, a essere dotato di patente sarà la macchina.
Questa notizia ha dato il via sul web a una serie riflessioni da parte di giornalisti e blogger: chi ha paura di questa cosa, chi non ce l’ha per nulla, chi la trova come un prezioso aiuto elimina code.
Provo a dire la mia, essendo in quota Millenials cresciuto a pane e tecnologia.
Io non ho paura di un’auto che guida da sola, ma nemmeno faccio i salti di gioia per le code eliminate, almeno in teoria. Perché se è vero che la vettura viaggia sulle strade americane a 40 km/h come velocità massima, tutte queste code per il momento non saranno eliminate. 
Anzi: sbadiglierò e mi annoierò a morte!
Riesco però a immaginare due scenari e a fare una riflessione.
Scenario 1:
In questi giorni sto provando un’auto in cui le funzioni che vanno dalla radio, al clima, alla parte telefonica, al navigatore, sono gestibili tramite un tasto che attiva i comandi vocali. Una volta studiato e capito come dare l’input vocale corretto non si staccano più le mani dal volante e lo sguardo dalla strada. 
Mi immagino quindi seduto a viaggiare in una Gcar a leggere un buon libro (rigorosamente cartaceo, l’ebook non mi piace) mentre la macchina guida. Incappiamo in un posto di blocco e veniamo fermati. L’agente chiede patente e libretto della vettura, entrambi della vettura. 
Premo quindi il tasto del comando vocale e dico “OK Google! Mostra la patente!”. Risposta della voce “Un momento prego, porti pazienza”; “Ok Google Ma ho detto PATENTE non PAZIENTE”.
Scenario 2:
Arriva una notifica sullo smartphone per ricordarmi che la patente della mia self-driving car è in scadenza. Che fare? Porto l’auto alla motorizzazione civile per fare gli esami? O la patente della self-driving car non scadrà mai? 
Secondo me scadrà eccome e molto più velocemente della patente di un Millenials che vale 10 anni. L’evoluzione di sistemi, sensori e normative sarà così rapida per cui diventeranno presto half-self driving car e la patente sarà azzoppata facendo tornare il passeggero a essere guidatore, a cambiare auto o costringendolo a noleggiarla.
C’è poi il discorso legato alla polizza assicurativa. A chi è intestata e soprattutto chi paga?
Discutendone con un manager del settore assicurativo ne è nato un acceso dibattito, Secondo i rumors saranno le case stesse a farsi carico dell’assicurazione perché in fin dei conti, la patente, l’avrà la vettura e la responsabilità sarà di chi ha progettato quel sistema. Detta così non fa una piega.
Secondo il mio amico invece a pagare, meno di oggi, sarà comunque il proprietario e mi ricorda che le lobby assicurative, in America, sono già al lavoro per influenzare la normativa sulla materia.
Insomma, non ho paura, ma rischierei di annoiarmiSe ogni tanto l’autopilota prendesse il mio posto nel traffico non mi dispiacerebbe, a patto di trovare uno svago adatto (magari un nuovo social o un’app da rompicapo matematico tipo 2048). 
Ancora meglio se il costo dell’assicurazione, soprattutto per un giovane, diminuisse, per diventare uguale per tutte le auto e tutti gli intestatari, a prescindere dalla cilindrata e dall’età anagrafica.
Mi chiedo però, quale sia il confine tra macchina che diventa sempre più umana, e macchina che diventa disumana, prendendosi il diritto, o l’onere, di scegliere per me e per gli altri.
Quello anche no.

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