Ada Sayonara: la pilota che negli anni ’50 teneva tutti dietro di sé

Ada Pace oggi avrebbe compiuto 93 anni, ma sicuramente avrebbe voluto spegnere le candeline sfrecciando in velocità a bordo di una delle sue amate auto da corsa. E’ stata uno dei piloti italiani più importanti tra gli anni ’50 e ’60 tanto che nei circuiti divenne celebre col soprannome di Sayonara per il saluto che dedicava agli uomini in fase di sorpasso!

Ada Pace nacque a Torino, tra la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, il 16 Febbraio del 1924. Si dedicò fin da giovane allo sport, prima la pallacanestro e poi il tiro a segno, e solo nel 1947, a ventitré anni, si avvicinò al mondo dei motori, non a quattro ma a due ruote, iniziando a correre nel campionato monomarca dedicato alla Vespa. Il suo talento fu evidente fin da subito così Piaggio decise di ingaggiarla per una stagione e darle una moto ufficiale.

Mentre con la Vespa continuavano le vittorie, Ada, si avvicinò anche alle quattroruote partecipando a qualche gara di rilevanza minore dove emersero però dei limiti dati dalla sua scarsa esperienza alla guida e dalle vetture poco competitive.

La paciosa e sempre sorridente Ada Pace però non demordette e solo un anno più tardi, durante la Torino-Sanremo si impose su una Fiat 1500 6C, che ai tempi era una vettura ormai superata e nemmeno troppo competitiva.
La vittoria di Ada gettò nel caos l’organizzazione e anche la famiglia torinese di lei, con una mentalità molto rigida. Nessuno si aspettava una simile vittoria, nemmeno il regolamento. Ada si presentò quindi alla sfilata per il podio al volante della Fiat, con seduta accanto la madre impettita, in tailleur e con la borsetta poggiata sulle gambe, raccontano le cronache, destando ilarità tra i presenti.

Ada non si scoraggiò, anzi. Iniziò ad iscriversi a sempre più corse ufficiali e vincere trofei, in un ambiente prettamente maschile che le dava contro continuamente presentando una marea di reclami ufficiali, come quello al Circuito Lumezzane, organizzato dal patron della MilleMiglia Renzo Castagneto. Ada Pace vinse la gara ma gli altri due piloti si rifiutarono di salire sul podio con lei per non affrontare l’onta di essere stati battuti da una donna (successe anche alla Coppa Oro di Modena del 1960). 

Presentarono un reclamo per un’analisi della vettura su cui aveva corso Ada, e Renzo Castagneto decise di verificare tutte e tre le vetture del podio. Quelle del secondo e terzo classificato risultarono irregolari e vennero squalificate assieme i piloti, così Ada si ritrovò da sola sul podio.
Da allora Ada Pace vinse gara dopo gara, guadagnandosi il rispetto e la stima di personaggi del calibro di Enzo Ferrari, dei fratelli Maserati, di Elio Zagato e Piero Taruffi. Divenne anche nota nell’ambiente con il soprannome di ‘Sayonara’ perché col “bye-bye” giapponese, salutava gli uomini che sorpassava di continuo, tanto che alla fine utilizzò un copritarga con scritto Sayonara anche sul retro della sua vettura!
Ada Sayonara usò anche un secondo stratagemma, tanto per far infuriare ancora di più la concorrenza maschile. Alla Aosta-Pila, utilizzò due nomi differenti per partecipare alla corsa in due differenti categorie: Ada Sayonara, per la categoria GT, dove guidò un’Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce, e Ada Pace, per la categoria Sport. Per partecipare alla seconda categoria tornò “di corsa” a fondo valle a bordo di un trattore per legna. Vinse la gara su una OSCA 1100 Sport e fissò anche un nuovo record di tracciato tra lo stupore generale.

Ada Sayonara iniziò così a iscriversi con il doppio nome in differenti categorie (allora il soprannome era ammesso dal regolamento) nella stagione ’59-’60. Sempre nel 1960 partecipò anche alla Targa Florio nella categoria 1100 Sport, che vinse su un’Osca Maserati.

I suoi risultati vennero notati dalla mitica e allora neonata “Scuderia del Portello” che le affidò un’Alfa Romeo Giulietta SZ, che poi acquistò anche come auto personale per correre da sola nelle successive stagioni.

La carriera di Ada Sayonara, fu anche segnata da qualche incidente, come quello durante la 12 ore di Monza che la vide capottare a 200 km/h e uscire miracolosamente illesa, rompendo il lunotto posteriore pochi minuti prima che l’auto prendesse fuoco o quello durante l’ultima MilleMiglia del 1957.

Ada Sayonara decise di fare le mille miglia da Brescia a Roma e ritorno, da sola, senza copilota, a bordo di un’Alfa Romeo Giulietta Sprint Veloce n.103. Durante il ritorno da Roma uscì di strada andando a sbattere contro un albero perdendo la portiera. L’auto era ancora funzionante e Ada Sayonara decise di proseguire, necessitando però del via libera da parte del commissario di gara che si trovava dall’altra parte del fiume. Per raggiungerlo si tolse la tuta da pilota e attraversò la riva a nuoto, senza ottenere però il via libera.
Nel 1965 durante il Rally dei Fiori andò contro un autocarro. Ne uscì miracolosamente illesa ma decise di ritirarsi dalle corse a 41 anni.
Non abbandonò mai il mondo dei motori, partecipando a manifestazioni non competitive e rievocazioni e raccontando nelle scuole la sua storia con il solito grande sorriso.
Le piaceva spesso citare una frase di Tiziano Terzani:

“Io questa vita me la sono inventata. Ognuno lo può fare, ci vogliono solo coraggio e determinazione”.

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