[#LaProvaImprobabile] Hyundai i10 a Saint Martin!

La Hyundai i10 è una di quelle auto che desideri possedere quanto sei in città come Milano, alla disperata ricerca di un parcheggio vicino alla tua destinazione e in poco spazio hai messo così tanta roba che ci metterai una vita a scaricare. E allora te la prendi con quei centimetri più in là che poteva mettersi quel maxi-SUV invadente parcheggiato dietro, o col nuovo maxi grattacielo che ha sottratto parcheggi. Senti allora che lo spazio è uno dei pilastri fondamentali sui quali poggiano le nostre vite sempre più urbane e sempre più veloci.

In Hyundai lo hanno capito molto bene vent’anni fa quando uscì la Atos, una piccola monovolume di segmento A che nonostante i suoi lineamenti molto indiani fu apprezzatissima dal popolo Europeo sempre alla ricerca di soluzioni comode, proprio per la sua grande versatilità dovuta allo spazio interno.

Dieci anni più tardi la Atos doveva essere sostituita e dalle menti dei disegnatori della casa coreana, nasceva la nuova piccola citycar di Seoul, con un nuovo nome: i10, per essere coerenti con la nuova nomenclatura cominciata con la berlina compatta i30.
Nel 2013 anche la i10 si rinnova, nel 2017 si rinfresca, e l’ultima e contemporanea serie (i10 IA) viene addirittura concepita e sviluppata totalmente in Europa, nelle stanze del Hyundai Motor Europe Technical Center a Rüsselsheim, in Germania.

Scappo a Saint Martin nelle Piccole Antille, con la convinzione di avere davanti a me strade libere ed ampi parcheggi e di avere una cabrio con il vento tra i capelli, un cocktail molto distante da quello che è l’habitat naturale di una piccola auto da grande città; cosa c’entra un paradiso tropicale con una citycar? E invece inaspettatamente, l’auto perfetta per l’isola caraibica è proprio la Hyundai i10!

Appena esco dal parcheggio lo capisco. Il traffico è più sostenuto che a Milano nord e le strade laterali sconnesse con un rigido crossover europeo sarebbero un attentato all’integrità della mia schiena.
L’isola di Saint Martin/Sint Maarten è metà francese e metà olandese e, data la sua ottima accessibilità, è una destinazione molto popolare tra gli americani, i canadesi e i francesi. Questo paradiso tropicale è grande più o meno come il Monte Argentario o come Pantelleria ed ha circa 80 mila abitanti fissi che, con il flusso turistico dell’alta stagione (febbraio è in piena stagione secca), supera di slancio le 130 mila presenze contemporanee. Ciò nonostante le sue splendide 37 spiagge caraibiche non sono mai sovraffollate e la densità antropica si concentra tutta in determinati centri urbani, rendendo traffico e ricerca dei parcheggi nei paesi di Marigot, Grand Case, Orléans e Phillipsburg veramente impegnativi.
Saint Martin, inoltre, è famosa per il suo aeroporto che per conformazione geografica si trova chiuso tra una collina, Pic Paradis, di 400 e passa metri e la spiaggia (Maho) dove i bagnanti si regalano l’emozione di vedere grossi aerei di linea passare letteralmente pochi metri sopra le loro teste.

Fuori

In tempi in cui anche le citycar vogliono fare i crossover, è bello vedere che la Hyundai crede ancora nelle linee compatte e filanti da micro berlinetta da città.
Globalmente si nota subito la linea più “europea” e filante della piccola coreana, dovuta all’ormai consolidato corso stilistico della casa madre, il cosiddetto “Fluidic Sculpture” che ci regala vetture più basse, ampie ed armoniose. Questo, come peraltro è ormai consuetudine, porta ad un aumento globale di dimensioni e la i10, rispetto al vecchio modello, è cresciuta di 8 cm portando a 3.665 mm la lunghezza totale. Più larga di 65 mm, passo cresciuto di 5 mm (2.385 mm) e 40mm in meno di altezza fanno il resto e ci regalano una vetturetta esteticamente gradevole e filante con una linea di cintura che sale verso il posteriore e, soprattutto nei colori chiari, attraverso un terzo montante ben disegnato si raccorda con il tetto lievemente spiovente dando una globale sensazione di solidità, con un leggero accenno al prorompente dinamismo delle super-cool sorellone Tucson Hyundai e Santa Fe.
Interni
Le dimensioni esterne più generose che in passato, ci regalano un abitacolo molto spazioso ed un bagagliaio di 252 litri, non molti in meno dei 280 di una compatta di rango.
La versione in prova è l’allestimento intermedio GL per il mercato centroamericano, l’infotainment consiste solo in radio AM/FM, CD, MP3, presa USB e Bluetooth (sulla europea c’è un bello schermo touch e la compatibilità con AndroidAuto e CarPlay). Il condizionatore è manuale, optional automatico, e i cerchi sono da 15 pollici in lega dal disegno piacevole a 8 razze, gommatura185/55. Nota molto positiva, sotto il pavimento del bagagliaio c’è una rarità; ruota di scorta di dimensioni normali con tanto di cerchio in lega! Molto bene, Hyundai.
Gli interni sono di materiale duro come di consueto per il segmento A ma ben assemblato e dal disegno armonioso ed “europeo”, ben lontani dai tempi della Atos.
I sedili sono comodi e il volante piccolo e bello da impugnare.

Guida

Una sorpresa; il cambio non è né un robotizzato lento, né – peggio – un CVT, ma un classico cambio automatico idraulico a convertitore di coppia a 4 marce.
Su un milleddue? Una blasfemia, penserete. E invece no, o almeno, non del tutto.
Me ne accorgo immediatamente appena imbocco Airport Road, in direzione Marigot, capitale della parte francese dell’Isola. È piacevole, molto veloce ed impercettibile nelle cambiate, dolce nelle ripartenze. Certo, il motore è piccolo e il convertitore spesso “scivola” per agevolare le riprese. Capita infatti di accelerare e notare il contagiri che si muove mentre il tachimetro resta lì. Poco male; nel traffico si comporta molto bene e quando ci si ferma mantenendo il freno in pressione, le vibrazioni sono appena avvertibili.
Il convertitore poi aiuta molto anche nelle salite e nei ripidissimi saliscendi tra Marigot e Grand Case, noto che pure essendo a bordo in due con bagagli pesanti al séguito, non fa mai eccessivamente fatica e si fa largamente bastare la seconda anche là dove quasi ci si ferma dietro ad una colonna di veicoli che procede a passo d’uomo per chissà quale motivo.
Il consumo? Ne risente un po’ sicuramente, ma meno di come pensavo.
La centralina tiene sempre i giri il più basso possibile e la media rilevata durante la prova è stata di 10 km/l che è, secondo me, il consumo che ci si può aspettare guidando in condizioni gravose come succede nelle nostre città. Resta comunque un dato che, a causa delle circostanze limitate della prova, non si può considerare totalmente affidabile.

Le marce, essendo solo 4, sono lunghe; la terza è 1/1 e la quarta un economizzatore che però viene inserita sempre appena possibile dal software di gestione dell’auto.

Nonostante tutto però, per quanto questa accoppiata motore-cambio sia a mio parere più gradevole persino di alcuni doppia frizione entry-level, non rende la nostra i10 un fulmine.
Il tradizionale scatto da 0-100 si compie in 13,8 secondi che salgono a 16,8 nel mille automatico ma scendono a 12 nel 1.2 litri con cambio manuale.
Lo sterzo è molto fluido, pensato per le manovre più impegnative che così risultano sempre facilissime.
L’assetto, infine – e non so quanto influisca il fatto che l’esemplare da me guidato fosse destinato al mercato centroamericano – è molto morbido e per gli sterrati che conducono alle spiagge più belle di Saint Martin, le buche non sono un evento traumatico come sulla maggior parte delle auto a cui siamo abituati. Purtroppo, ovviamente tutto questo ha un prezzo. Il rollio è molto accentuato ed insieme allo sterzo morbido è inevitabile che la dinamica di guida ne risenta molto.

In conclusione, non è certo un’auto sportiva questa Hyundai; né una cittadina modaiola come la 500 o la Smart.

La i10 è un’automobile concreta, estremamente versatile e confortevole come poche altre automobili con un’eccezionale rapporto qualità prezzo.
La versione base, 1.0 benzina manuale da 67 cavalli parte infatti da 10,500€ di listino  – 8,950 in promozione – che diventano 13,400 per la versione più accessoriata in assoluto e 15,000 per la full optional 1.2 automatica. Il 1.0 c’è anche in versione GPL e con il restyling lanciato da poco in Europa l’estetica è diventata ancora più gradevole con le luci diurne a LED agli estremi della mascherina e una nuova multimedialità, oltre che sistemi di sicurezza come il sistema di segnalazione per le frenate di emergenza, di serie sulla Sound Edition.

La Hyundai i10 è una cittadina fuori (e quando si cerca parcheggio) e un mini camper dentro, con un bagagliaio da segmento superiore e un abitacolo sfruttabile che invoglia a portarla lontano, per un lungo ponte di primavera e viste le premesse, sono sicuro che sarà un bel viaggio.

                                                                                                 Author & Photographer: Luca Santarelli

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