Vintage | 2CV e 70 anni firmati Citroen!

Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un automobile, sicuramente la farà rossa”. Così parlava il “Drake” in merito all’associazione del colore rosso delle sue Ferrari nella comune fantasia di piccoli uomini ancora troppo giovani per mettersi al volante.
Se, invece, la domanda da porre a un bambino fosse quella di disegnare una Citroën, quale sarebbe il risultato? Quasi sicuramente ci si troverebbe di fronte ad un’opera caratterizzata dai tratti tondeggianti, sia che l’auto venga rappresentata di profilo sia che venga disegnata frontalmente, contraddistinta da quei fari tondi che hanno sempre fatto molta simpatia.

Ebbene si stiamo parlando proprio di lei, la mitica 2CV, forse l’auto più rappresentativa della casa francese che è entrata a far parte della vita di diverse generazioni e che ancora oggi conserva il suo stile immutato e iconico.
Creata per venire in contro alle esigenze della realtà popolare e contadina dell’epoca fu caratterizzata fin dal principio dalla necessità di robustezza e praticità, come da richieste dello stesso Pierre-Jules Boulanger: ”Faccia studiare dai suoi servizi una vettura che possa trasportare due contadini in zoccoli e 50 kg di patate, o un barilotto di vino, a una velocità massima di 60 km/h e con un consumo di 3 litri per 100 km. Le sospensioni dovranno permettere l’attraversamento di un campo arato con un paniere di uova senza romperle, e la vettura dovrà essere adatta alla guida di una conduttrice principiante e offrire un confort indiscutibile.”

L’inizio del progetto prese il via nel 1936 e dopo quasi 12 anni tra bozzetti, modelli e test, oltre al blocco imposto dallo scoppio del secondo conflitto mondiale, nel 1948 fu presentata la versione definitiva al Salone di Parigi, precisamente il 6 ottobre. Non fu accolta con molto entusiasmo dalla stampa, il design si discostava abbastanza da tutto quello che si era visto fino a quel momento e forse il colore grigio metallico delle lamiere non fu di certo d’aiuto.

Il pubblico invece ne fu molto colpito e già dopo l’inizio della commercializzazione le richieste arrivarono in massa tanto da creare notevoli tempi d’attesa per portare a casa la propria autovettura.
La meccanica era costituita da un pianale rinforzato sul quale venivano aggiunte tutte le altre parti della vettura, dai lamierati della carrozzeria alle sospensioni, delizia e non croce per gli standard dell’epoca, che non prevedevano i concetti di beccheggio, rollio, e imbardata; esse infatti garantivano un confort molto elevato e una notevole tenuta di strada, ma i coricamenti laterali e le oscillazioni erano quasi da cartone animato.

La propulsione era affidata a un piccolo bicilindrico raffreddato ad aria di 375 cm3 con 9 CV di potenza che nelle versioni successive crescerà fino ad arrivare nella cubatura massima di 602 cc alla potenza di 29 cavalli, valori che garantiranno alla 2CV una velocità massima di 115 km/h, ben superiore alle prime versioni che si lanciavano ad un massimo di 66 km/h.
La trasmissione invece rimase sempre la stessa, un cambio a 4 marce con frizione monodisco a secco, con quella leva che, uscendo dal cruscotto quasi fosse un manico di un ombrello, aveva un azionamento del tutto particolare con la retromarcia in avanti, la prima indietro e la manovrabilità costituita da rotazioni e spostamenti longitudinali.

Tutto questo insieme di peculiarità le valsero il successo che ha suscitato in questi suoi 70 anni di storia dell’automobilismo durante i quali ha collezionato partecipazioni in svariate pellicole cinematografiche e una varietà di versioni speciali, sia ufficiali prodotte dalla casa madre sia realizzate da carrozzieri o artisti che vedevano in lei una tela sulla quale poter esprimere la loro arte, in una duplice celebrazione: quella propria di quest’ultima, e quella del modello 2CV.

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