LA MILLEMIGLIA E’ INDESCRIVIBILE, MA CI PROVO…

Esattamente sette giorni fa mi trovavo nel pieno dalla settimana più bella della mia vita, e, nonostante la stanchezza per le quattro ore dormite per notte, non ho fatto altro che pensare e ripensare a come descrivervi cosa è stato seguire #LaCorsaPiùBellaDelMondo.
Ebbene. Solo tre parole mi sono venute in mente: INCREDIBILE. INDESCRIVIBILE, INIMMAGINABILE.
Un bel problema perché queste tre parole in fin dei conti non descrivono proprio nulla.
Partirò con una frase, che ho trovato nella lettera di benvenuto sul letto della mia stanza d’albergo mercoledì scorso:
“I prossimi quattro giorni saranno estenuanti, eccitanti e ti regaleranno ricordi che porterai con te per il resto della tua vita. Guiderai una fantastica nuova Jaguar e inseguirai auto sportive che furono rese famose proprio dalla Millemiglia originale”.
Tutto questo si è rivelato reale fin dal mio arrivo in città con la visita alla fiera. Centinaia di auto, milioni di euro. Un museo dal valore inestimabile in cui i meccanici e i piloti erano impegnati a fare le ultime verifiche prima della partenza il giorno successivo. Il museo viaggiante di maggior valore al mondo era pronto a partire. E io pronto ad andare al loro seguito per la prima volta nella mia vita.

Fin dalla prima tappa di giovedì tutto è stato chiaro: un migliaio di auto tra storiche e di supporto attraverso le vie della città di Brescia, pronte per attraversare il basso veneto e parte dell’Emilia Romagna. Rombo, fumate, grattate, tutto in un’unica via nel centro di Brescia: Viale Venezia.
Il mio itinerario a bordo di una Jaguar XE (un’auto stupefacente che non ha nulla da invidiare alle blasonate tedesche, proprio nulla) prevedeva di seguire alcuni tratti della gara prendendo poi l’autostrada per arrivare a punti strategici prima del passaggio delle nove auto ufficiali di Jaguar Heritage.
Quindi eccoci in viaggio dopo aver assistito alla partenza, in direzione Verona. Fin qui tutto normale.
Fino alla prima sosta per il rifornimento nelle campagne ferraresi dove le persone erano ammassate per vedere le auto storiche (che ciucciano un sacco di benzina) fare rifornimento, ammirarle da vicino, sentire il rombo in ripartenza, vedere l’evoluzione che in poco meno di cent’anni c’è stata nel mondo dell’auto.
Il secondo giorno invece è iniziato subito col botto. Con un passaggio nel centro storico di San Marino. E qui è stato possibile ammirare le auto arrancare nelle salite per i colli sanmarinesi, con una visuale mozzafiato, per poi proseguire verso località marine e per le vie storiche di Macerata e Teramo per poi dirigersi, con la neve visibile sul Gran Sasso, verso Roma con una sfilata davanti a Castel Sant’Angelo e una notte di riposo in zona stadio olimpico.
Fin qui penserete: si bello, un bel giro, ma tutto normale.
Quasi vero. Ma ricordate che ho detto è indescrivibile a parole.
Il terzo giorno è stato il giorno che più mi porterò nel cuore, che più mi ha emozionato se non addirittura commosso.
La partenza da Roma alle sette è stata una levataccia ma attraversare l’entroterra laziale e quello toscano con le infinite colline, i borghi incastonati sulle loro punte e la vista a perdita d’occhio su prati curatissimi, su cipressi, su viali, su casali, attraversare i borghi antichi in salita con vie talmente strette che per via della folla erano quasi impraticabili è stato impressionante.
La folla. Già. Dopo i paesaggi è forse la cosa più bella che regala la Millemiglia. Perché se è vero che amiamo le auto e che le possiamo vedere in diverse manifestazioni motoristiche più o meno grandi, nessun evento attraversa mezza Italia, nessun evento la fa scoprire così, nessun evento attira così tanta gente. In nessun evento la gara, quella vera, diventa così irrilevante.

Nessun evento eccita così tanto i bambini, che si sporgono per toccare la mano di noi privilegiati, fortunati, pazzi, chiamateci come vi pare, seduti sulle auto. Noi che li salutiamo facendo ciao con la mano fuori dal finestrino con loro che eccitati si voltano verso i padri, le madri e i nonni dicendo “Mi ha toccato!!!! Mi ha salutato!!!! Ho toccato una Jaguar!!!”.

O ancor di più quando con una sosta alle porte di Pisa, il nostro convoglio di Jaguar è stato attorniato da bambini curiosi attirati da queste auto rare da vedere in Italia. Con gli interni così curati, i led all’interno, la rotella del cambio che fuori esce al momento dell’accensione o il tasto Start/Stop che batte come un cuore pulsante chiedendoti di avviare il motore.
Il terzo giorno si è poi concluso, per noi, con un passaggio sulla Cisa: il convoglio di Jaguar e Range Rover tutte in fila di corsa verso Parma, facendo slalom e bruciando gli altri automobilisti che tentavano l’inseguimento, con la musica di James Bond come colonna sonora: un film.
Quarto ed ultimo giorno. Con ennesima levataccia ma con una serie di primati: passaggio da Villa Reale per omaggio a Expo, giro in pista a Monza, passaggio dalla mia città e infine arrivo a Brescia.
Già l’arrivo. Il finale. Con le auto esauste, i piloti sfiancati, i cofani aperti per far raffreddare i motori, e le portiere per far raffreddare gli abitacoli, le birre, il cibo in scatola o sottovuoto.
In tutto questo la classifica conta davvero poco o nulla. Conta solo l’emozione. Indescrivibile.
Ci sono anche tanto glamour, tanto lusso e un’organizzazione pazzesca da parte di Jaguar. Robe da Queen Elizabeth, e non sto per nulla esagerando.
 

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